Il "caso Signorini": quando in pericolo è la libertà di pensiero

Condividiamo questa riflessione pubblicata dagli amici del Centro di Aiuto alla Vita di Pinerolo a proposito del "caso Signorini", presentatore del Grande Fratello VIP che si è esposto pubblicamente contro l'aborto nel corso di una puntata in onda su Canale 5.
Non con l'intenzione di criticare, ma con l'obiettivo di fermarci a pensare che cosa abbia innescato quella che non è altro che la libera manifestazione di un pensiero.

Quindi adesso esprimere pubblicamente un proprio pensiero non è più consentito. Perché, in realtà, la vera questione del “caso Signorini” è questa. Quello che davvero dovrebbe far arrabbiare tutti quanti – destra, sinistra, progressisti e cosiddetti bigotti, è che una persona non possa esprimere il proprio pensiero su un tema delicato come l’aborto. Ovviamente qualora voglia dirsi contrario. Andando così contro quel pensiero unico che parte da chi “l’utero è mio e ne faccio quello che voglio” a chi non ha ancora compreso che “difendiamo la 194 perché l’aborto è un diritto” sono due concetti errati in una sola frase. Perché la 194 parte da tutt’altro presupposto.

Perché suvvia, siamo onesti. Signorini piace tanto quando vende le storie personali dei suoi concorrenti al trash più becero, quando nel suo Grande Fratello Vip costruisce trame in cui a volte anche lui fatica a credere. Ma se invece esprime un pensiero del tutto legittimo e anche coraggioso, in una società in cui la cultura dello scarto è all’ordine del giorno, allora tutti si sentono colpiti, offesi, in diritto di rivolgergli i peggiori insulti. 

Che poi, a dirla tutta, Signorini ha toccato il tema aborto parlando di cani. Quindi pure a noi, che umilmente crediamo che quella vita che si fa spazio nella pancia della mamma abbia bisogno più di tutti di essere difesa perché “non può fare di se stessa quello che vuole”, non è che il paragone con gli animali ci abbia entusiasmato. E nemmeno ci serve Signorini per credere che ciascun bambino sia la massima espressione della bellezza della vita.

Però ci “serve” Signorini per ribadire che non è democratica una società in cui non si possa essere liberi di dirsi contrari all’aborto. Nel rispetto delle donne, di quelle che noi davvero ogni giorno ascoltiamo, aiutiamo, comprendiamo. Ma anche nel rispetto di quel bambino che non può decidere per sé e che può solo fidarsi di chi sta là fuori.
E allora ben venga se qualcuno che non sia un “cattolico con idee da Medioevo” (cit.), ma anzi rappresenti un pensiero spesso agli antipodi abbia il coraggio appunto di dire no. Se Mediaset dopo essersi dissociata vorrà farlo fuori allora, una volta di più, il “problema” non sarà solo la discussione sull’aborto, ma il rispetto della democrazia.

 

Questo sito utilizza cookies per offrirti un'esperienza di navigazione migliore. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l’uso dei cookies. Maggiori informazioni.